Mai sentito parlare di telelavoro? E di smart working?
Se sì, forse rientrate in quei pochi “fortunati” a potersi vantare di lavorare con modalità di telelavoro, se, invece, non sapete di cosa stiamo parlando, ve lo spieghiamo noi.
Il telelavoro è una modalità di lavoro che è indipendente dalla collocazione geografica del proprio ufficio o della propria azienda, che viene facilitato dal ricorso a strumenti informatici e telematici e che si caratterizza per la particolare flessibilità dell’organizzazione e delle sue modalità di svolgimento.
Si tratta di un sistema adottato ormai da tempo in tanti paesi, ma che in Italia si sta affacciando lentamente, man mano che se ne intuisce l’utilità e la sua portata innovativa.
Il suo sviluppo e la sua diffusione sono stati agevolati dall’ampliamento delle tecnologie digitali e dal rafforzamento della connettività di Internet.
Per la prima volta, l’idea di far lavorare i propri dipendenti da casa è nata negli anni ’70, quando sul mercato sono arrivati i primi personal computer, i quali, anche se privi di accesso a reti e di connettività, facevano già immaginare la possibilità di svolgere mansioni da casa, senza recarsi in ufficio.
C’era addirittura chi prevedeva che nel 2000 l’intera popolazione americana avrebbe adottato sistemi di telelavoro.
Alla fine degli anni ’90, negli Stati Uniti erano circa 16 milioni a lavorare da casa; in Europa, si arrivava all’incirca ai 9 milioni.
Differenze con lo smart working
Spesso, telelavoro e smart working sono confusi o utilizzati addirittura come sinonimi.
Tuttavia, si tratta di due approcci lavorativi diversi l’uno dall’altro, anche se entrambi avvengono attraverso il ricorso a strumenti informatici simili.
La differenza tra i due è rinvenibile sia nella pratica che nella normativa che regola i rapporti tra aziende e dipendenti che lavorano da casa.
Il telelavoro vincola una persona a lavorare da casa e l’azienda trasferisce al dipendente le stesse responsabilità dal posto di lavoro a casa.
A differenza di quest’ultimo, lo smart working, traducibile con “lavoro agile”, prevede una flessibilità e un adattamento delle risorse umane in base agli strumenti a disposizione dell’azienda.
Ciò che caratterizza tale forma di lavoro da remoto è la mobilità, ossia la possibilità di svolgere i propri compiti lavorativi da ogni posto, anche all’interno dell’azienda stessa, magari in ambienti predisposti per il co-working o nelle huddle room, ossia quegli spazi pensati per brevi riunioni.
Al contrario, il telelavoro si basa sul fatto che il dipendente debba avere una postazione fissa, ma al di fuori di quella che è la sede dell’azienda, ad esempio, a casa del lavoratore stesso.
Lo smart working, quindi, prevede che azienda e dipendente ridefiniscano modalità, luogo e orari di lavoro in modo flessibile e che sia rivista la funzione dell’ufficio, il quale si trasforma in un luogo in cui collaborare e in cui incontrare i clienti o da utilizzare nel modo più efficace in base alle esigenze dei dipendenti.
Come abbiamo visto ci sono alcune differenze fondamentali tra telelavoro e smart working.
Come ricorrere al telelavoro in azienda
Sono sempre di più, ormai, le aziende che si affidano a modalità telematiche di lavoro nel gestire i propri dipendenti. Le varie autorità dei singoli paesi hanno ricordato quali siano le regole generali per una gestione sicura dell’ambiente di lavoro, indicando che:
- le attività di lavoro non possono essere condotte in locali tecnici né tanto meno in locali non abitabili;
- nel luogo in cui si svolgono le attività lavorative devono essere disponibili sia acqua potabile che servizi igienici e impianti a norma;
- ogni superficie interna delle pareti non devono avere traccia di condensazione permanente, ossia di muffa;
- i luoghi devono essere dotati di illuminazione naturale diretta e muniti di impianti di illuminazione artificiale.
Inoltre, perché si possa mantenere la sicurezza delle trasmissioni e dei dati riservati e interni all’azienda che ne sono oggetto, nel processo di informatizzazione dell’azienda, consigliamo di affidarsi a soluzioni, come la VPN, ossia Virtual Private Network. Ne parliamo anche in altri articoli del nostro blog: clicca qui per leggerli.
In questo modo, si evita di esporsi al rischio di eventuali attacchi hacker o di intromissione di terzi, nonché di intercettazione della comunicazioni interne all’azienda.
Infatti, quando parliamo di VPN, intendiamo riferirci ad un canale virtuale criptato, grazie al quali un singolo host o un’intera rete possono collegarsi con altri localizzati in qualunque parte del mondo.
Per utilizzare una VPN, è necessario disporre di un certificato digitale, che autorizzi la validità dei dati del client, e di una password criptata.
Inoltre, caratteristiche di una VPN devono essere:
- garanzia di una confidenzialità dei dati;
- integrità degli utenti che vi partecipano;
- modalità di autenticazione degli utilizzatori.
Moltissime aziende si affidano a Noi per configurare in tutta sicurezza e agilità le loro rete di telelavoro o smart working, potendo sfruttare così al meglio il loro potenziale produttivo.
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